Quando la distanza diventa incomunicabilità: il viaggio tra semiosfere di Aliona Kardash
Dal febbraio 2022, la Russia vive in un regime politico e informativo sempre più chiuso e controllato. Il governo di Putin ha implementato severe leggi sulla censura che criminalizzano qualsiasi critica all'invasione dell'Ucraina, vietano l'uso del termine "guerra" in favore di "operazione militare speciale", e hanno portato alla chiusura di media indipendenti e al blocco di piattaforme internazionali. Questo controllo capillare dell'informazione ha creato uno spazio mediatico isolato dove la narrazione ufficiale domina incontrastata, mentre chi dissente rischia gravi conseguenze legali. Per i russi residenti all'estero, questa frattura informativa si traduce in un grave ostacolo nella comunicazione con familiari e amici rimasti in patria, ora immersi in una realtà profondamente diversa rispetto a quella occidentale.
Nel lavoro di Aliona Kardash – fotografa russa residente in Germania – la guerra in Ucraina assume il doppio volto di conflitto geopolitico e frattura semantica. Il suo diario visivo è il tentativo di raccontare non solo la perdita della propria casa, ma anche il dolore di sentirsi estranei agli affetti più cari, divenuti ormai abitanti di una realtà parallela. Il suo progetto “It Smells of Smoke at Home”, selezionato per la categoria long-term del World Press Photo contest di quest’anno, riflette sui luoghi che sono stati per l’artista un tempo familiari e su come il conflitto ne abbia trasformato il significato, alterando gli spazi e i legami che hanno fatto parte della sua vita. Le fotografie di Kardash raccontano, in effetti, di una crisi identitaria: si chiede se il letto dove ha dormito da bambina sia ancora il suo, e allo stesso tempo si interroga su quanto il privilegio di oltrepassare i confini abbia comportato una differenza significativa con le vite dei coetanei rimasti in patria, soprattutto con quella di sua sorella.
Il concetto di semiosfera formulato dal semiologo Jurij Lotman è un ottimo strumento per interpretare e analizzare questa distanza emotiva e cognitiva. La semiosfera è lo spazio culturale condiviso in cui viviamo immersi: linguaggi, simboli e codici che ci permettono di comunicare e dare senso alle cose. Ma come cambia la nostra percezione del mondo quando ci spostiamo da una semiosfera a un’altra? E cosa succede quando la semiosfera d’origine si chiude, escludendo altri linguaggi e punti di vista? Nel caso della Russia l’effetto della censura, della propaganda e dell’isolamento mediatico ha progressivamente ristretto i confini della semiosfera. La narrazione ufficiale del governo russo agisce come un filtro che stabilisce ciò che può entrarvi o uscirne. Questo crea un inevitabile conflitto tra chi emigra, e ha accesso a nuovi codici informativi, e chi resta. Ne nasce una lotta meno evidente, ma non meno cruciale di quella militare: una battaglia interiore, fatta di dubbi sul proprio sé e sull’alterità che si è costretti ad affrontare ogni giorno.
L'esperienza di Kardash è una forma particolare di sradicamento che potremmo definire "esilio semiotico": non solo un allontanamento fisico dalla patria, ma un'espulsione dall'universo di significati condivisi. Le parole che un tempo costruivano un legame ora sembrano svuotate o addirittura minacciose. Gli emigrati russi come lei abitano oggi uno spazio liminale tra semiosfere divergenti e sempre meno comunicanti: quella del paese ospitante e quella russa, ermetica e autoreferenziale. La diaspora diventa così un laboratorio di traduzione culturale, dove gli “esiliati” tentano di negoziare continuamente tra codici interpretativi incompatibili. Quando Aliona torna nella nativa Tomsk, si trova a navigare un territorio semantico irriconoscibile, e il suo diario visivo è un tentativo di creare uno spazio terzo, un ponte precario tra mondi distanti.
L'arte risulta essere l'ultimo linguaggio possibile quando la comunicazione verbale fallisce, un atto di resistenza semiotica che cerca di mantenere vivo il dialogo oltre le barriere erette dal potere, contro il crollo del linguaggio condiviso. Il suo gesto è politico nel senso più profondo del termine, perché prova a riaprire spazi di dialogo, anche quando essi sembrano inevitabilmente perduti. Non si tratta più di raccontare o spiegare, ma di resistere al silenzio, accettando la frattura come condizione permanente. Le immagini non cercano di sanare lo strappo ma lo attraversano, lo rendono materia viva. In un mondo diviso da narrazioni inconciliabili, ogni gesto creativo diventa un fragile atto di presenza, un modo per esistere ancora, contro la deriva dell'indifferenza.
Claudia Cassano, Maria Sofia Fiorillo, Gianluca Longhini
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