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Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

Il problema dell’identità culturale tra individuo e collettivo

Il fulcro del discorso contemporaneo intorno all’evoluzione dell’identità e della cultura sta nella mutazione della dicotomia tra individuo e collettivo . Viviamo in un’epoca di frontiera, in cui l’umanità sta mutando in maniera profonda, mettendo addirittura in discussione il senso stesso dell’umano . In questo frangente, è cambiato il ruolo della collettività nella formazione dell’identità individuale. Per secoli, millenni, il mondo è stato diviso tra viaggiatori e sedentari. Da un lato, viaggiatori che scoprivano culture, anticipando il concetto di shock culturale introdotto dall’ antropologia  del XX secolo per descrivere la reazione dell’individuo all’esperienza di eventi in contesti culturali diversi dal proprio. Questi uomini erano commercianti, esploratori, diplomatici, ed erano un’esigua minoranza. Dall’altro lato, una maggioranza assoluta di persone che, costrette a lavorare la terra, legate alla casa e alla famiglia, non hanno mai lasciato il proprio luogo di nascita. Nell’i

Facebook, una barca, otto vite: Passengers, di César Dezfuli

Il fotografo César Dezfuli , in collaborazione con la giornalista Maartje Bakker , partecipa al World Press Photo 2023 nella categoria “Open format” con il suo progetto intitolato Passengers . Il progetto La storia si svolge in mare , siamo nell’estate del 2016. La rotta migratoria dalla Libia all’Italia è più trafficata che mai a causa dell’ accordo UE-Turchia che chiude il confine fra Turchia e Grecia. I migranti provenienti dall’ Africa sono pertanto costretti a fare la traversata più lunga per raggiungere l’Europa, passando per l’ Italia . Si tratta di una rotta molto pericolosa . Con la morte di Gheddafi e la guerra in Libia, i trafficanti di esseri umani gestiscono i loro affari autonomamente, senza ostacoli. I dati ci dicono che il 2016 è stato l' anno più mortale della migrazione verso l’Europa: 181.436 persone vengono soccorse, per lo più da operatori privati, e portate a terra in Italia. Siamo nell’ambito del giornalismo d’inchiesta . Dezfuli ritrae tutti coloro c

La narrazione come forma dell’esperienza

La nostra intera esistenza di esseri umani è limitata dallo spazio e dal tempo: si svolge in ambienti fisici popolati e ha una durata. Questo può risultare deprimente, chiama in causa una delle nostre più grandi paure , eppure gli uomini hanno trovato il modo di prolungare la loro vita. Come? Ibernazione, reincarnazione e Aldilà sono argomenti suggestivi, ma questo testo ne vuole proporre uno più accessibile: la narrazione . Usiamo il linguaggio per raccontarci storie che hanno il potere di non scomparire. Sappiamo che gli Egizi già nel III secolo a.C. costruivano piramidi, che i Greci espugnarono Troia con un cavallo di legno e che i Romani conquistarono il mondo. Da sempre diamo vita a narrazioni da tramandare in cui mettiamo in scena attori, spazi e tempi: lo facciamo per non morire. Ci è chiaro perché raccontiamo. Ma ciò che fa la differenza è come raccontiamo. Il modo in cui ci serviamo della lingua per parlare dell’ esperienza contribuisce fortemente a creare ciò che siamo: la

Omologazione senza identità: creatrice di una cultura vuota

Come afferma Gian Paolo Caprettini, “credere che la cultura sia una sorta di zona astratta dell’attività umana, ininfluente sugli andamenti socio-economici è un grave errore”. Ancora, se “tutto è cultura”, allora lo sono anche quegli oggetti propri dell’uniformazione, capisaldi del mercato globale, riti e abitudini che l’omologazione crea. Ma senza ridare identità all’omologazione che crea cultura, si finisce per costituirne una vuota, persa in un flusso di abitudini di cui non conosciamo più le ragioni, forse perché dopo un po' smettiamo semplicemente di cercarle. Sebbene l’omologazione possa rappresentare l’appiattimento e la morte di un’identità unica e irripetibile, spesso però condannata a essere emarginata, è anche vero che nessuno può totalmente sfuggire a questa condizione . Per farlo nella maniera più totale occorrerebbe inventarsi da zero dei nuovi costumi, delle nuove mode e intraprendere strade mai percorse prima. Oppure isolarsi dal resto del mondo e vivere da eremit

Perdita di identità o sopravvivenza dell’“unico”?

Nella cultura europea è emerso da qualche tempo uno strano nemico: l’ identità , individuale, ma soprattutto collettiva. Infatti, il processo di globalizzazione , come suo primo effetto, ha generato l’omologazione delle culture, spento le particolarità e penalizzato le diversità, messo in crisi le identità personali e culturali, creato complessi di inferiorità o superiorità nelle culture. Al giorno d’oggi non è raro sentir parlare ancora di “alienazione” , un processo attraverso il quale l’uomo si estrania da sé stesso, perdendo la sua identità genuinamente umana, che è proiettata verso qualcos’altro. Secondo il filosofo francese Jean-Jacques Rousseau, l’alienazione avveniva nel momento in cui i cittadini, stringendo il contratto sociale, alienavano tutti i loro diritti a favore di un’entità superiore, la volontà generale, che sarebbe l’associazione di volontà particolari individuali in un’entità unica e indivisibile. È l’ età dell’apparire , ma lasciandoci trasportare dall’idea di app

Progredire regredendo: Here, The Doors Don't Know Me di Mohamed Mahdy

Viviamo oggi in un mondo globalizzato : le distanze e i confini si riducono, costringendo così popolazioni intere a spostarsi dal proprio luogo natio. I luoghi raccontano storie, le nostre storie, tuttavia sono sempre più minacciati da sconvolgimenti economici e ambientali , su scala globale. Da sempre, l’uomo si è insediato in prossimità dei corsi d’acqua . Non a caso, la culla della civiltà coincide con la Mezzaluna fertile, situata tra il Tigri e l’Eufrate, che diedero vita alle prime vere comunità, alla nascita della scrittura e, in seguito, al commercio. Per generazioni, i pescatori di Al Max (Alessandria d’Egitto) hanno vissuto vicino all’acqua. Le loro case erano situate lungo il canale Mahmoudiyah, che collegava le imbarcazioni da pesca al Mediterraneo. Qui è sempre stato difficile l’autosostentamento per mezzo della pesca, a causa degli accordi ambientali internazionali , che limitavano il numero di giorni in cui i residenti potevano pescare. Inoltre, l’ inquinamento delle

L’identità dell’uomo globalizzato

Le nostre vite assieme ai nostri viaggi sono oggi costellati di  non-luoghi , ovvero luoghi di passaggio come aeroporti, villaggi turistici, musei; posti nei quali le persone attraversano solamente lo spazio, non lo abitano e non lo risiedono abitualmente. Tale fenomeno si verifica soprattutto nelle grandi metropoli moderne , capitali del turismo e della globalizzazione, nonché della gentrificazione. Il centro di ogni capitale sembra seguire la stessa linea editoriale: le sue vie ospitano tutte le grandi catene di fama mondiale come Zara, H&M, McDonalds, Apple, ecc. Secondo Paul Ricoeur , l’ identità è fatta di “idem”, di continuità fisiche (quella persona, quel gruppo umano collocato nello spazio nel tempo o nella produzione), ma anche di “ipse” ossia di proprietà, di costumi, di desideri, in particolar modo, di memorie. L’identità “ipse” è frutto di una condizione non solo di continuità ma anche di cambiamento in quanto non vi è progetto senza basi di memoria, in assenza di un

Il diverso necessario

In Il diverso che viene trasformato in nemico Umberto Eco scrive : “avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell'affrontarlo, il valore nostro. Pertanto quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo”. Per definire la propria identità risulta necessario considerare l’altro . Spesso però, dando a questo delle connotazioni negative . Lo afferma anche Eco: il bisogno di creare il nemico è istintivo; nel momento in cui descriviamo e delineiamo i tratti tipici da associare alla nostra identità andiamo a escludere altri tratti che invece non ci rappresentano. Come spiega Paul Ricoeur l’identità è fatta di “idem” e di continuità fisica, ma anche di “ipse”, quindi di proprietà, costumi e di memorie collettive. Le ultime determinano una serie di conoscenze implicite che sono fondamentali nel momento dello scambio comunicativo tra parlanti di stessa proveni

World Champions: ritratto di un popolo in festa

Quest’anno, tra i vincitori regionali del prestigioso concorso World Press Photo , sono stati selezionati scatti provenienti dai cinque continenti che raccontano storie di un mondo in difficoltà, devastato dalla guerra e dagli effetti della crisi climatica. Tra le menzioni d’onore per l’America Latina compare il lavoro del fotografo Tomás Francisco Cuesta, consistente in un attimo rubato ai f esteggiamenti di Buenos Aires per la vittoria del mondiale di calcio da parte dell’Argentina. Questa foto si distingue dalle altre in quanto unica a rappresentare una scena di euforia e condivisione . Un simile contrasto ci conduce a una riflessione sull’importanza che assume il calcio a diversi livelli, fino ad arrivare al pari dei grandi temi della contemporaneità. Del resto il calcio è uno strumento fondamentale per la geopolitica ; eppure l’aspetto predominante di un fenomeno talmente complesso rimane quello collettivo , che nel caso delle nazionali (in particolare in Sud America) assume un

Shifting, il progetto di Valentina selezionato al Wolrd Press Photo 2023

Sono trenta le foto finaliste del World Press Photo e tra i progetti selezionati c’è Shifting : il nome dell’autrice è Valentina, una ragazza di tredici anni che vive in Ecuador. Lontana dalla madre, che è in carcere per possesso di marijuana, si immerge nella sua realtà, e con foto analogiche e digitali racconta la propria storia avvalendosi anche di animazioni e audio. Nella foto l’autrice tiene un cagnolino bianco al petto, stringendolo in un abbraccio che lo rende co-protagonista della storia. Lo sguardo di Valentina è diretto , deciso, rivolto in camera, così da trattenere lo spettatore. La sensazione è che sia certa di cosa voglia escludere: con un lenzuolo a quadri bianco e azzurro, che fa da sfondo ai due soggetti, nasconde il paesaggio riempiendo così lo scatto in modo preponderante. L’attenzione è comunque posta al centro della fotografia, dove la luce si fa più chiara, mentre a sinistra la sfumatura rossastra potrebbe essere il risultato di un errore nell’uso del flash.