“It Smells of Smoke at Home” di Aliona Kardash: la disinformazione crea mondi paralleli e allontana le persone
Durante una guerra, controllare l’informazione e riscrivere la verità è fondamentale. L’utilizzo di alcune formule o parole e la negazione sistematica di altre può avere un enorme impatto in primis nella costruzione e nel mantenimento di una motivazione e di un immaginario comuni. Infatti, parlare di “operazione militare speciale”, e non di “invasione” o “attacco”, significa legittimare le scelte militari in modo del tutto diverso. Questo è ciò che sta vivendo la Russia da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina nel 2022.
Il racconto riportato da Aliona Kardash, fotografa russa residente in Germania, permette di riflettere sulla questione della disinformazione: “chi diventi, quando la tua stessa famiglia all’improvviso ti sembra composta da sconosciuti?” Cosa succede se un padre crede in una narrazione del mondo completamente diversa da quella della figlia? Cosa accade ai rapporti umani? Il suo progetto fotografico “It Smells of Smoke at Home” ha l’obiettivo di porre queste domande e fornire un punto di vista nuovo sulla tragedia della guerra e le sue conseguenze.
In un ambiente così fortemente influenzato dalla censura, dal controllo di ogni mezzo di informazione e dalla chiusura totale delle fonti esterne, non è facile coltivare un proprio pensiero critico, non è facile mettere in discussione delle informazioni che legittimano il comportamento del proprio Stato e del proprio popolo. La foto riportata (figura 1) rappresenta una stanza della casa della nonna di Aliona; dal momento che l’anziana esce raramente, la televisione rappresenta la sua finestra sul mondo e, come spesso accade, Vladimir Putin ne è il protagonista.
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Figura 1 |
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Figura 2 |
Il dramma raccontato da Aliona rappresenta una diversa forma di disumanizzazione. Infatti, la narrazione totalmente reinventata di un evento molto importante può avere gravi conseguenze dal punto di vista affettivo e relazionale. Credere a una verità piuttosto che un’altra può lacerare i rapporti; avere un’immagine del tutto diversa di una situazione può voler dire raggiungere una forma di incomunicabilità in cui ci si sente estranei anche di fronte ai propri cari. Nella seconda foto riportata (figura 2) Aliona siede con sua sorella nella casa in cui sono cresciute; la fotografa non ha mai parlato con lei della guerra e non ha idea di come debba essere crescere un figlio in quella situazione. Nell’immagine sono vicine ma con lo sguardo rivolto in direzioni diverse, come a rappresentare un’intima distanza che le divide.
Il diario visivo di Aliona pone l’osservatore di fronte a ciò che di rado viene trasmesso nei media tradizionali e lo fa senza filtri; tenta di rappresentare il cambiamento indotto dalla guerra nella quotidianità, nell’intimo delle persone e nei loro legami più importanti. Il suo gesto è così forte e profondamente umano proprio perché si oppone alla logica utilitaristica della disinformazione che tratta le persone come pedine su una scacchiera da spostare in base alla necessità.
Questa storia dimostra quali possono essere le conseguenze della disinformazione e della censura: al di là della violenza esplicita rappresentata dalle manganellate nelle piazze, esistono anche forme di violenza silenziosa in grado di minare i rapporti più profondi. Oggi è fondamentale leggere e guardare storie come questa per non dare mai per scontata l’importanza dell’informazione libera e pluralista, perché da essa dipendono anche le relazioni umane.
Andrea Salcuni
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