Trasformare il diverso in amico: identità e diversità, due facce della stessa medaglia
“Chi sono io?”, “Chi sei tu?”, “Chi siamo noi?”. Tre domande le cui risposte possono chiamare in causa tre diverse sfaccettature del concetto di identità: l’identità individuale, l’alterità, l’identità collettiva.
L’enciclopedia
italiana Treccani definisce l’identità come: “termine filosofico
indicante in generale l’eguaglianza di un oggetto rispetto a sé stesso”. Aggiunge,
inoltre, che “nel particolare” lo stesso termine è stato poi definito in modi
così diversi che risulta difficile darne una formulazione univoca.
Il concetto d’identità,
all’interno dei più disparati ambiti e tra i più disparati esponenti, diventa così
benzina per alimentare riflessioni riguardanti innumerevoli temi. Ad
esempio, Ugo
Volli attinge al concetto di identità individuale
per argomentare una riflessione sul fenomeno della globalizzazione. Umberto
Eco utilizza lo stesso concetto all’interno di una riflessione
sulla trasformazione del diverso in nemico. E, ancora, Gian
Paolo Caprettini inserisce l’identità individuale in
una più ampia riflessione sull’eventuale esistenza di una cultura straniera.
In ambito psicologico,
l’identità è la consapevolezza che un individuo ha riguardo all’esistenza di coerenze
e di aspetti diversi nell’immagine di Sé. Oltre a questo, la psicologia considera
lo sviluppo dell’identità come uno dei processi più importanti nella vita di
una persona, in quanto necessaria alla costruzione di rapporti validi e creativi
con l’ambiente sociale in cui vive. In tal senso, l’identità non sembra essere né
un qualcosa da rivendicare né un pretesto per costruire dei nemici. Piuttosto, appare
come una proprietà intrinseca di ogni essere umano.
Certamente, per concepire il concetto di identità è necessario riconoscere e avere conoscenza anche del concetto di “diversità”, così come per il contrario. Tuttavia, è importante sottolineare che quest’ultimo termine non ha di per sé nessuna accezione negativa, tantomeno è sinonimo di minaccia.
Dunque,
non è giusto né etico costruire un salto da diverso a nemico e giustificarlo
come necessario al fine di definire la propria identità e il proprio valore. L’identità
appartiene e apparterrà sempre all’individuo, dalla sua nascita alla sua morte,
anche quando tutto sembra omologarsi; non può essere minacciata, portata via o persa
all’interno di un gruppo. Le differenze culturali, etniche, religiose e di
altro genere possono arricchire la nostra società e offrire l'opportunità di
imparare, crescere e comprendere meglio sé stessi e il mondo.
In
conclusione, è solo considerando l’identità e la diversità come due facce
della stessa medaglia, dove l’una non potrebbe esistere senza l’altra, che
si possono superare le divisioni e costruire un mondo in cui ogni individuo può
essere rispettato e valorizzato, in quanto uguale rispetto a sé stesso e
diverso rispetto a un altro. È trasformando il diverso in amico che potremo
veramente progredire come società e come umanità.
Gaia Benedetti
Commenti
Posta un commento