Scuola chiusa per il Ramadan: i discorsi della destra
L’Istituto Comprensivo Iqbhal Masih di Pioltello resterà chiuso il prossimo 10 aprile in occasione della festività di fine Ramadan. Una scelta del tutto legittima del Consiglio di istituto, seppur non una consuetudine. Il fatto ha suscitato reazioni molto contrastanti. Da una parte la sindaca di Pioltello lo ha valutato come un “atto di civiltà”; dall’altra, la destra ne ha dato un giudizio molto negativo.
Le polemiche sembrano però essere solo un nuovo tentativo di strumentalizzare una vicenda che ha a che fare con persone e culture straniere. Le argomentazioni della destra risultano infatti piuttosto inconsistenti.
Il Ministro Giuseppe Valditara ha sostenuto che questa pausa didattica non sia stata il corretto modo di fare inclusione. A suo dire, tale inclusione può avvenire solo assimilando i nuovi arrivati ai valori fondamentali della nostra cultura. L’affermazione sembra quasi richiamare l’opposto di quanto Ugo Volli sosteneva in un suo articolo sull’essere uguali ma non omologati. Le identità culturali, secondo Volli, vanno ricercate evitando un’uniformazione che ne neghi le tradizioni e le radici. Il Ministro Matteo Salvini ha poi parlato di una decisione presa contro i valori, l’identità e le tradizioni del nostro Paese, riciclando anche la classica polemica sul crocefisso nelle aule. Secondo lui la chiusura della scuola sarà un pessimo segnale «finché l’Islam non si darà una struttura e non riconoscerà la parità tra uomo e donna».
Umberto Eco avrebbe chiamato questa operazione invenzione del nemico. Ciò a cui punta una certa destra è rappresentare in maniera minacciosa le cose che in realtà non ci minacciano direttamente, in modo tale che «non tanto la loro minacciosità ne faccia risaltare la diversità, ma la loro diversità diventi segno di minacciosità».
Ci sono invece motivi più pragmatici per constatare l’effettiva utilità e liceità della chiusura. In primo luogo, la scuola in questione è composta per il 43% da alunni stranieri che sarebbero stati assenti per la festività, e inoltre, come dichiarato dal Preside, anche molti degli alunni italiani avrebbero partecipato alle celebrazioni. In secondo luogo, nessuna legge è stata infranta nel decidere la sospensione delle lezioni. Gli unici vincoli riguardanti i giorni di chiusura sono infatti garantire l’effettuazione di almeno 200 giorni di lezione e rispettare le date delle festività fissate a livello statale. Vincoli di fatto rispettati dalla scuola di Pioltello.
Ha allora ragione Gian Paolo Caprettini quando afferma che la politica oggi fa fatica perché la caduta delle frontiere è diventata inarrestabile. Quello che prima stava alla periferia della nostra cultura ora ne è diventato una parte fondamentale. Fino a qualche anno fa un evento del genere sarebbe stato inconcepibile. Al giorno d’oggi dobbiamo cercare nuove intermediazioni tra culture, perché «la nostra identità dipende dal tipo di traduzioni che siamo in grado di compiere [...]. Nella simmetria di ogni scambio umano ma anche nella asimmetria di nuovi orizzonti da comprendere e di fraintendimenti da superare».

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