L’identità tra l’essere e il non essere
L’identità è “perfetta uguaglianza”. Ma l’identità è anche “l’essere quello che non è un altro”. In relazione al concetto di cultura, è interessante notare che la Treccani fornisca entrambe le definizioni per il termine. In questi significati ritroviamo le idee di Paul Ricoeur, riportate da Ugo Volli in un articolo del 2013 per il Fatto Quotidiano, per cui l’identità è continuità fisica, ma anche costumi e memorie. Ritroviamo però inoltre quanto ci ricorda Umberto Eco, che mette in luce il bisogno del diverso, spesso trasformato in nemico. In che modo quindi le due vie esposte possono condurre alla costruzione di un’identità coesa?
È possibile costruire un parallelismo
con le idee strutturaliste, per cui un sistema si presenta come insieme
di relazioni fra vari elementi, la cui identità non è intrinseca, ma sempre
differenziale e relazionale. Ogni elemento assume cioè identità in relazione
agli altri, condividendo caratteristiche che indicano appartenenza al
sistema, così come differenze che lo rendono unico. Il gioco è quindi
fra similitudine e diversità.
Ritornando a parlare in termini culturali, è necessario
chiedersi con quali mezzi è possibile sottolineare somiglianze che
consentono di parlare d’appartenenza, in una realtà sociale e collettiva
difficile da definire. Nella costruzione dell’identità culturale, emerge
infatti la complessità dei sistemi culturali stessi, in cui gli elementi
sono in costante mutamento ed evoluzione, e le relazioni fra essi non sono
statiche. È quindi questa fluidità che rende difficile definire le
condizioni di appartenenza, e di conseguenza di identità stessa. La ricerca
di similitudini e continuità viene sfidata dalla stessa natura mutevole della
società, che risulta difficile da descrivere e circoscrivere.
In una realtà così dinamica e mutevole, è necessario compiere un movimento verso l’esterno, confrontandosi con l’altro. Il confronto si rivela infatti essenziale quando l'appartenenza culturale viene minacciata dalla stessa indeterminatezza della cultura. La costruzione dell'altro comporta implicitamente la costruzione di sé. È lo stesso movimento verso l’esterno che, delineando ciò che non appartiene al sistema, consente di riconoscere l'esistenza stessa di tale sistema. Costruire un altro significa creare un "non-qui" e un "non-questo", in un processo che ha sempre come punto di partenza un "qui" e un "questo". Diventa così evidente quanto sia cruciale il confronto con ciò che è considerato diverso, per la costruzione e il mantenimento di un'identità unitaria.
Il parallelo con l’approccio strutturale non solo offre una lente attraverso cui analizzare in che modo l’identità si costruisce, ma mette anche in luce i pericoli che possono celarsi dietro questo concetto. Tali approcci, se spinti agli estremi, possono condurre ad autoregolamentazioni e censure, così come all'isolamento e alla paura del diverso. La ricerca e la volontà di mantenere un’identità culturale richiedono, pertanto, azioni che siano sempre bilanciate, senza cadere in trappole pericolose per la vita stessa della cultura.
Asia Della Bruna
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