Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

Woman, Life, Freedom: testimonianza di un’oppressione

Noto per essere uno tra i concorsi di foto giornalismo più prestigiosi, il World Press Photo porta ogni anno all’attenzione globale storie e fatti significativi a livello sociale provenienti da tutto il mondo.

Presentato tra i quattro finalisti di quest’anno, Woman, Life, Freedom raccoglie gli scatti di dieci fotogiornalisti, testimoni della drammatica vicenda avvenuta in Iran, che ha visto coinvolti un’infermiera e un giovane ragazzo, Hamid Resa. Quest'ultimo è vittima di una sparatoria durante una delle tante proteste contro la morte di Mahsa “Jina” Amini, ma viene soccorso dall’infermiera, che gli salverà la vita grazie a una trasfusione di sangue, pur essendo consapevole dei rischi in cui incorre nel farlo. Per garantire la sicurezza degli autori degli scatti è stato necessario mantenere anonima la loro identità. Per questa ragione il lavoro è stato proposto da Hossein Fatemi.

Montate in un video della durata di otto minuti, le fotografie vengono mostrate in sequenza con l’aggiunta di sovrapposizioni ed effetti in bianco e nero, sincronizzate con la musica e i sottotitoli. Questi effetti sono studiati per suscitare profonde sensazioni nello spettatore, come sentimenti di angoscia e oppressione: uno dei fotogrammi iniziali mostra un cesto di fiori che dopo pochi secondi sembra prendere fuoco, ma scopriamo essere un effetto creato ad arte, dato dalla sovrapposizione con un’immagine successiva. Il risultato della combinazione di tutti questi elementi, sia visivi che sonori, tenta di rispecchiare la condizione in cui la popolazione attualmente vive. Il ritmo delle varie sequenze cattura l’attenzione e immerge lo spettatore nel racconto a un livello molto profondo. Questa sensazione è enfatizzata dal tono della voce femminile, dal quale traspare tutto il suo coinvolgimento emotivo nella vicenda, nonostante la difficoltà della barriera linguistica.

Si tratta di un racconto corale, che racchiude in sé testimonianze dirette e indirette raccolte dai vari fotografi. Le immagini, unite dalla voce narrante, esprimono il pensiero non solo della donna, ma di tutti coloro che sono stati testimoni e hanno partecipato attivamente alla manifestazione. Un sentimento comune che unisce la popolazione nella volontà di ribellarsi all’oppressione.

Il girato non si limita a riportare i fatti accaduti, ma fornisce uno spaccato della vicenda personale e intimo. Sin dai primi minuti del video, infatti, la voce narrante ci porta a comprendere la profonda paura che nasce dalle difficili condizioni e dal rischio di stupro che corre chi viene incarcerato, lasciando intendere che piuttosto che subire una simile atrocità sia meglio il suicidio. Nonostante ciò, mostra comunque la propria ferrea volontà di salvare il giovane in fin di vita, mossa da un grande senso altruistico.

L’opera mette in luce il desiderio della popolazione femminile iraniana di riappropriarsi della libertà, lottando per i diritti che le spettano. Nell’ultima parte del video vengono riportate testimonianze, attraverso fotografie e brevi registrazioni, di ciò che accade durante le proteste: gli scontri, la violenza, la rabbia e il coraggio delle donne che scendono in piazza per riprendere in mano la propria vita.

Sara De Pasquale
Margherita Ronzoni

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