Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

The Big Forget e la demenza nei paesi africani

Come vi sentireste se lentamente iniziaste a perdere voi stessi? Se i vostri ricordi, testimonianza della vita che avete vissuto, iniziassero a svanire a poco a poco, che cosa provereste? Vi sentireste confusi, spaventati, frastornati. A causa della demenza le memorie di un’intera esistenza si sfaldano, si confondono, sgretolandosi tra le dita e davanti ai nostri occhi. Un processo invisibile, lento e inesorabile, di cui nessuno è davvero consapevole. Mescolandosi e scomparendo, i ricordi iniziano a svanire e quello che resta è un ammasso indistinto di forme, suoni e colori, dai quali a tratti emerge un’immagine o il nulla assoluto.

Non sareste certo i soli. Anche chi vi sta accanto finirebbe per perdervi, per non capire più chi siete. È un lento scivolare, un viaggio solitario che mette a dura prova non solo chi lo vive in prima persona, ma chiunque stia accanto a chi soffre di questa malattia. Percepire che qualcuno che hai conosciuto per tanto tempo, magari tutta la vita, non è più la stessa persona suscita confusione e paura, incluso un senso di rifiuto verso un individuo che non riusciamo più a comprendere.

Con l’aumentare dell’aspettativa di vita, la demenza è diventata un problema di natura pubblica sempre più comune. Tuttavia, si tratta di un fenomeno che non riscontra il medesimo grado di consapevolezza e conoscenza in tutto il mondo. In Ghana, così come in tutta l'Africa, si tratta di una condizione ancora poco considerata, guardata con sospetto e ghettizzata. Le donne che manifestano i sintomi, quali perdita di memoria e confusione, vengono considerate streghe e mandate nei cosiddetti “campi delle streghe”. Un fenomeno che mostra un’evidente frattura di natura socioculturale, coinvolgendo soprattutto il sesso femminile.

Per portare all’attenzione questa situazione, i fotografi Lee-Ann Olwage, Bob & Diane Fund realizzano The Big Forget, uno scatto evocativo e potente, che mette in luce la condizione di queste donne, gettando uno sguardo su cosa significa per loro convivere con una mente in declino. Inclusa tra le opere vincitrici del World Press Photo di quest’anno, la fotografia raffigura Sugri Zenabu, una mangazia (leader della comunità femminile) del cosiddetto "campo delle streghe" di Gambaga, in Ghana. Scattata il 27 ottobre 2022, l’immagine mostra la donna seduta su una panca di legno, circondata da altre donne, probabilmente altre residenti del campo che camminano intorno a lei.

Regolando la velocità dell’otturatore, gli autori catturano il movimento intorno a Sugri come una macchia sfocata, permettendoci di distinguere i colori e le figure solo in maniera distorta. Così come la mente dei malati affetti da demenza richiama un’immagine sfocata e confusa, così la fotografia ci restituisce un quadro offuscato, possibile interpretazione di ciò che accade nella mente di Sugri. Una rappresentazione visiva del disturbo che gioca sulla natura sfuggente e labile dei ricordi attraverso l’immagine delle donne in movimento. Una condizione di solitudine e tristezza, che confina la vecchia mangazia in una bolla impenetrabile. Il suo sguardo sembra essere rivolto altrove, verso una dimensione lontana che solo lei conosce. Ferma, mentre intorno a lei tutto scorre.

Margherita Ronzoni

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