Facebook, una barca, otto vite: Passengers, di César Dezfuli
Il fotografo César Dezfuli, in collaborazione con la giornalista Maartje Bakker, partecipa al World Press Photo 2023 nella categoria “Open format” con il suo progetto intitolato Passengers.
Il progetto
La storia si svolge in mare, siamo nell’estate del 2016.
La rotta migratoria dalla Libia all’Italia è più trafficata che mai a causa dell’accordo UE-Turchia che chiude il confine fra Turchia e Grecia. I migranti provenienti dall’Africa sono pertanto costretti a fare la traversata più lunga per raggiungere l’Europa, passando per l’Italia. Si tratta di una rotta molto pericolosa.
Con la morte di Gheddafi e la guerra in Libia, i trafficanti di esseri umani gestiscono i loro affari autonomamente, senza ostacoli. I dati ci dicono che il 2016 è stato l'anno più mortale della migrazione verso l’Europa: 181.436 persone vengono soccorse, per lo più da operatori privati, e portate a terra in Italia.
Siamo nell’ambito del giornalismo d’inchiesta.
Dezfuli ritrae tutti coloro che si trovavano a bordo della nave di soccorso Iuventa il 1° agosto 2016, poco prima dello sbarco in Italia. Ma il progetto muove da una riflessione successiva: che fine hanno fatto tutte quelle persone?
Dezfuli fa una ricerca su Facebook e trova una delle persone a bordo. Quest’ultima risulta essere in contatto con alcuni compagni di viaggio di allora. Sfruttando l'opportunità, il fotografo riesce quindi a risalire, uno dopo l’altro, a tutti i contatti. Il risultato è il racconto del viaggio di otto persone: la partenza dal continente più antico del mondo verso la loro nuova vita in Europa.
Il sito
Il progetto è raccontato attraverso un sito interattivo, il cui contenuto è organizzato su un’unica pagina priva di collegamenti ipertestuali.
All’apertura del sito appaiono i volti dei 118 migranti che hanno affrontato il grande viaggio. Le immagini sono poste su uno sfondo blu scuro e leggermente sbiadite; in sovraimpressione, poche frasi riassumono le premesse del progetto.
Scorrendo verso il basso, la maggior parte degli scatti scompare e rimangono otto volti che diventano più nitidi, più grandi e si pongono al centro della pagina: “Queste sono le storie di otto migranti di questa barca.”
A questo punto viene presentato il titolo e si dispiegano le storie. I racconti condividono uno schema volto a far risaltare aspetti comuni – la storia dell’imbarco, l’accoglienza in Europa, la vita precedente in Africa e quella attuale –, senza con ciò sottrarre attenzione all’individualità di ognuno.
Ogni migrante viene presentato con una foto a mezzo busto (stavolta di grandi dimensioni), il nome di battesimo e una frase rappresentativa del proprio vissuto.
Le storie sono raccontate tramite parole, immagini, video e mappe animate. Attraverso testimonianze dirette ci vengono spiegati i motivi della partenza; con le mappe si possono seguire i percorsi che hanno fatto.
Certi aspetti del viaggio vengono comunicati a parole, altri per mezzo di fotografie: la traversata sul gommone, il Paese di arrivo, la quotidianità delle persone.
Così come inizia, ogni storia finisce con le considerazioni del protagonista insieme a una foto scattata anni dopo: l’aspetto fisico è cambiato, ma lo sguardo rimane lo stesso.
La narratività
Il sito web interattivo tenta di ricostruire il viaggio che ognuna delle persone intervistate ha affrontato.
Quello del “viaggio” è probabilmente uno dei topoi letterari più antichi che esistano e uno dei più riprodotti attraverso i secoli. Si pensi solo all’Epopea di Gilgamesh, all’Odissea o, in tempi più recenti, a Il Signore degli Anelli.
Gli studiosi di narratologia – Vladimir J. Propp su tutti – sono riusciti a evidenziare uno schema ricorrente che attraversa queste opere.
Anche le testimonianze raccolte da César Dezfuli, per quanto uniche, sembrano condividere alcune di queste fasi e tematiche:
Il progetto
La storia si svolge in mare, siamo nell’estate del 2016.
La rotta migratoria dalla Libia all’Italia è più trafficata che mai a causa dell’accordo UE-Turchia che chiude il confine fra Turchia e Grecia. I migranti provenienti dall’Africa sono pertanto costretti a fare la traversata più lunga per raggiungere l’Europa, passando per l’Italia. Si tratta di una rotta molto pericolosa.
Con la morte di Gheddafi e la guerra in Libia, i trafficanti di esseri umani gestiscono i loro affari autonomamente, senza ostacoli. I dati ci dicono che il 2016 è stato l'anno più mortale della migrazione verso l’Europa: 181.436 persone vengono soccorse, per lo più da operatori privati, e portate a terra in Italia.
Siamo nell’ambito del giornalismo d’inchiesta.
Dezfuli ritrae tutti coloro che si trovavano a bordo della nave di soccorso Iuventa il 1° agosto 2016, poco prima dello sbarco in Italia. Ma il progetto muove da una riflessione successiva: che fine hanno fatto tutte quelle persone?
Dezfuli fa una ricerca su Facebook e trova una delle persone a bordo. Quest’ultima risulta essere in contatto con alcuni compagni di viaggio di allora. Sfruttando l'opportunità, il fotografo riesce quindi a risalire, uno dopo l’altro, a tutti i contatti. Il risultato è il racconto del viaggio di otto persone: la partenza dal continente più antico del mondo verso la loro nuova vita in Europa.
Il sito
Il progetto è raccontato attraverso un sito interattivo, il cui contenuto è organizzato su un’unica pagina priva di collegamenti ipertestuali.
All’apertura del sito appaiono i volti dei 118 migranti che hanno affrontato il grande viaggio. Le immagini sono poste su uno sfondo blu scuro e leggermente sbiadite; in sovraimpressione, poche frasi riassumono le premesse del progetto.
Scorrendo verso il basso, la maggior parte degli scatti scompare e rimangono otto volti che diventano più nitidi, più grandi e si pongono al centro della pagina: “Queste sono le storie di otto migranti di questa barca.”
A questo punto viene presentato il titolo e si dispiegano le storie. I racconti condividono uno schema volto a far risaltare aspetti comuni – la storia dell’imbarco, l’accoglienza in Europa, la vita precedente in Africa e quella attuale –, senza con ciò sottrarre attenzione all’individualità di ognuno.
Ogni migrante viene presentato con una foto a mezzo busto (stavolta di grandi dimensioni), il nome di battesimo e una frase rappresentativa del proprio vissuto.
Le storie sono raccontate tramite parole, immagini, video e mappe animate. Attraverso testimonianze dirette ci vengono spiegati i motivi della partenza; con le mappe si possono seguire i percorsi che hanno fatto.
Certi aspetti del viaggio vengono comunicati a parole, altri per mezzo di fotografie: la traversata sul gommone, il Paese di arrivo, la quotidianità delle persone.
Così come inizia, ogni storia finisce con le considerazioni del protagonista insieme a una foto scattata anni dopo: l’aspetto fisico è cambiato, ma lo sguardo rimane lo stesso.
La narratività
Il sito web interattivo tenta di ricostruire il viaggio che ognuna delle persone intervistate ha affrontato.
Quello del “viaggio” è probabilmente uno dei topoi letterari più antichi che esistano e uno dei più riprodotti attraverso i secoli. Si pensi solo all’Epopea di Gilgamesh, all’Odissea o, in tempi più recenti, a Il Signore degli Anelli.
Gli studiosi di narratologia – Vladimir J. Propp su tutti – sono riusciti a evidenziare uno schema ricorrente che attraversa queste opere.
Anche le testimonianze raccolte da César Dezfuli, per quanto uniche, sembrano condividere alcune di queste fasi e tematiche:
- la decisione, più o meno obbligata, di separarsi dagli affetti e da luoghi familiari per raggiungere un altro continente;
- i pericoli e le paure della detenzione in Libia e dell’attraversamento del Mediterraneo;
- il disorientamento dopo l’ingresso in Europa, ma anche lo spirito d’iniziativa, il lavoro nero e l’aiuto ricevuto per ottenere un permesso di soggiorno;
- la nuova vita dopo anni di fatica, i progetti e le speranze per il futuro.
Luigi Daniele
Federico Costa
Tommaso Petriccione
Commenti
Posta un commento