Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

L’identità dell’uomo globalizzato

Le nostre vite assieme ai nostri viaggi sono oggi costellati di non-luoghi, ovvero luoghi di passaggio come aeroporti, villaggi turistici, musei; posti nei quali le persone attraversano solamente lo spazio, non lo abitano e non lo risiedono abitualmente. Tale fenomeno si verifica soprattutto nelle grandi metropoli moderne, capitali del turismo e della globalizzazione, nonché della gentrificazione. Il centro di ogni capitale sembra seguire la stessa linea editoriale: le sue vie ospitano tutte le grandi catene di fama mondiale come Zara, H&M, McDonalds, Apple, ecc.

Secondo Paul Ricoeur, l’identità è fatta di “idem”, di continuità fisiche (quella persona, quel gruppo umano collocato nello spazio nel tempo o nella produzione), ma anche di “ipse” ossia di proprietà, di costumi, di desideri, in particolar modo, di memorie. L’identità “ipse” è frutto di una condizione non solo di continuità ma anche di cambiamento in quanto non vi è progetto senza basi di memoria, in assenza di un riferimento a un soggetto collettivo nella storia.

La tendenza diffusa verso l’omologazione e l’uniformità piuttosto che verso la specificità delle singole comunità è forse essa stessa l’identità propria di un soggetto collettivo nella storia dell’uomo moderno. L’identità non è solo del singolo, ma si può parlare anche di identità collettiva, di gruppo. Ciò non esclude la conoscenza o l’avvenuta esistenza di tradizioni, localismi, usanze, costumi passati. L’internazionalismo proletario, il capitalismo, la correttezza politica del multiculturalismo e la globalizzazione non sono altro che le basi, le cause, le origini, le memorie e le tradizioni dell’identità collettiva che oggi rende riconoscibile il nostro periodo storico e che permette di delineare la costruzione dell’identità dell’uomo cosmopolita.

Per quale motivo dovrebbe essere un male sentirsi parte di un tutto, parte del mondo e cittadini del mondo? Nella cultura europea viene vista come un nemico l’identità, individuale ma soprattutto collettiva. Non dimentichiamoci che, nel corso della storia, diverse culture e religioni come il calvinismo e il protestantesimo si sono basate sull’identità individuale e sul concetto di individualismo. Per esempio, nelle culture anglosassoni, l’individualismo viene visto come la chiave del successo della propria carriera lavorativa e della propria vita. Non a caso, sono state scritte opere brillanti contro l’identità e contro le radici, sono stati fatti dibattiti e manifesti per spiegare che non ha fondamento e deve sparire l’ossessione identitaria, dato che ogni pretesa di specificità è viziata e forzata dell'invenzione della tradizione.

Margherita Pieri

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