Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

Progredire regredendo: Here, The Doors Don't Know Me di Mohamed Mahdy

Viviamo oggi in un mondo globalizzato: le distanze e i confini si riducono, costringendo così popolazioni intere a spostarsi dal proprio luogo natio. I luoghi raccontano storie, le nostre storie, tuttavia sono sempre più minacciati da sconvolgimenti economici e ambientali, su scala globale.

Da sempre, l’uomo si è insediato in prossimità dei corsi d’acqua. Non a caso, la culla della civiltà coincide con la Mezzaluna fertile, situata tra il Tigri e l’Eufrate, che diedero vita alle prime vere comunità, alla nascita della scrittura e, in seguito, al commercio.

Per generazioni, i pescatori di Al Max (Alessandria d’Egitto) hanno vissuto vicino all’acqua. Le loro case erano situate lungo il canale Mahmoudiyah, che collegava le imbarcazioni da pesca al Mediterraneo. Qui è sempre stato difficile l’autosostentamento per mezzo della pesca, a causa degli accordi ambientali internazionali, che limitavano il numero di giorni in cui i residenti potevano pescare. Inoltre, l’inquinamento delle fabbriche circostanti costringeva i pescatori a navigare più al largo su piccole barche di legno, mettendo a repentaglio la loro vita.

L’innalzamento del livello del mare dovuto al cambiamento climatico e la necessità di sviluppo urbano, nel 2020, hanno portato il governo egiziano a trasferire le persone di Al Max in alloggi a diversi chilometri di distanza dai canali. La delocalizzazione non demolisce solo case ma mette a rischio le memorie collettive e la cultura locale.

Mohamed Mahdy ha incoraggiato la popolazione a scrivere lettere d’amore o ultime parole trovate all'interno di bottiglie, che sarebbero arrivate sulle loro rive, costruendo così un archivio di memorie private per le generazioni future. Grazie al progetto Here, The Doors Don't Know Me i visitatori del sito inviano i loro scritti, aprendo un canale di comunicazione con il mondo esterno.

Dalle immagini che accompagnano le lettere emerge una contrapposizione di sentimenti opposti: libertà e limitazione, memoria e presente. Nella prima, in alto a destra, vi è un soggetto a letto, come se fosse legato dalle lenzuola, che rappresentano una condizione di costrizione. Queste ultime si differenziano, a livello cromatico, al fine di rappresentare il cambiamento climatico: un lenzuolo è bianco e pulito, mentre l’altro è scuro e sporco.

Come si evince dalla seconda immagine, a partire dal basso, la vita sulle acque del canale è tutt’altro che facile. Il colore predominante è il grigio, che porta con sé la significazione di inquinato, esplicitando così il concetto di vita non idilliaca. Per quanto riguarda le linee, gli edifici appaiono inizialmente visibili poi, via via, sempre più sfumati.

Nella terza e nella quarta figura è evidente il concetto di ricordo: si utilizza, infatti, il chiaroscuro, a significare un tempo passato.

Infine, nella parte alta del collage, vi sono immagini della vita odierna, ovvero la contaminazione delle acque. Infatti, vi sono colori in contrasto tra loro: il celeste, che rimanda alla limpidezza, e il marrone, che allude all'inquinamento.

Margherita Pieri
Martina Cianfagna

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