Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

L’altra faccia della nostra normalità. Il dramma della mancanza d'acqua in Before It’s Gone di M'hammed Kilito

L’acqua è vita. È una frase che abbiamo sentito innumerevoli volte, talmente tante che ormai non ci facciamo più caso. Un bene prezioso, che siamo abituati a dare per scontato.

Per chi vive nel deserto in condizioni estreme, questa non è soltanto una frase fatta, bensì lo specchio di una realtà che sta diventando sempre più dura giorno dopo giorno. Lo raffigura bene M'hammed Kilito nella sua foto Before It’s Gone, una delle opere annoverate tra le vincitrici regionali del World Press Photo di quest’anno. Lo scatto ritrae un uomo intento a controllare il livello dell'acqua di un pozzo nell'oasi di Merzouga, in Marocco, nel maggio 2022. Un piccolo baluardo di speranza per gli abitanti dell’area locale, sempre più provata dall’aumento della temperatura e dalla sconsiderata attività dell’uomo. Tutti fattori che contribuiscono alla diminuzione delle risorse idriche e allo sconvolgimento dell’ecosistema territoriale.

I due soggetti, inquadrati al centro dello scatto, spiccano all’interno della composizione, stagliandosi davanti al mare di sabbia e al cielo circostanti. Due elementi fragili, effimeri se confrontati con lo spazio attorno a loro, frutto di migliaia di anni di cambiamenti del pianeta. Proteso in avanti verso l’apertura, l’uomo trasmette la trepidazione e l’angoscia dell’attesa, nel momento in cui, aggrappandosi ai bordi, si sporge per controllare che il livello dell’acqua non sia diminuito ulteriormente. La sua sembra quasi una preghiera, un’invocazione, una muta richiesta d’aiuto. Dietro di lui si estende il vasto deserto, immobile, quasi fosse in procinto di inghiottire la piccola struttura da un momento all’altro. Un colpo di vento, una nuova duna di sabbia.

Margherita Ronzoni

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