Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

"The Will to Remember": contro il negazionismo del massacro dell’Università Thammasat

Kintsugi (金継ぎ): letteralmente oro (“kin”) e riunire, riparare (“tsugi”). 

Si tratta di una tecnica di origine giapponese utilizzata per  oggetto rotto, attraverso della lacca e della polvere d’oro, affinché venga valorizzato e reso più prezioso. Dietro questa arte si nasconde il simbolo della resilienza: resistere e crescere attraverso le proprie ferite, mettendole in risalto. Questo è il collante, simbolico e visivo, del progetto fotografico The Will to Remember dell’artista thailandese Charinthorn Rachurutchata, presentato in occasione del World Press Photo Open Format 2022 (categoria regionale del Sud-est asiatico e dell’Oceania).

Contro una forma di negazionismo, le venti foto proposte tentano di trasmettere la memoria di un evento cancellato dalla storia della Thailandia: il massacro degli studenti dell’Università Thammasat nel 1976. A fianco a delle immagini d’archivio, riconoscibili dalla loro tonalità seppia, vengono presentate delle fotografie a colori scattate durante le proteste thailandesi pro-democrazia organizzate tra il 2020 e il 2022.

La Thailandia rimane sulla carta una monarchia costituzionale ma, dal colpo di stato del 2014, è governata da una dittatura militare che nega apertamente l’evento,portando i giovani a interrogarsi sul passato per provare a capire i problemi che affliggono il proprio paese.

Le immagini sono state strappate dalla fotografa come atto simbolico per indicare la brutalità del massacro e la lacerazione politica attuale interna al paese.

Però, in contrasto con la precedente operazione, la particolarità di questo progetto si cela dietro l’uso del kintsugi: la polvere d’oro, utilizzata per ricucire i frammenti, crea una continuità tra gli scatti. Ma soprattutto definisce un percorso speranzosamente percorribile da parte delle generazioni più giovani, dal trauma del passato alla possibilità di un futuro migliore.

In questo modo il passato non viene cancellato ma ricostruito, trasformando le cicatrici in qualcosa di più prezioso.

Martina Accettola

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