“The Glitch Potato”: la memoria che resiste
Nell’ultimo secolo si è verificata una scomparsa di tre quarti delle diversità genetiche delle colture agricole, con la conseguente perdita delle ricchezze dei territori e dei nutrienti. Tuttavia, si tiene poco in considerazione l’impatto che questo declino causa nella lenta, ma sempre più evidente, soppressione di una memoria culturale – tramandata di generazione in generazione.
Isadora
Romero, la visual storyteller vincitrice del World Press Photo
Open Format Award 2022, getta i semi per una riflessione attorno a questo argomento.
Blood is a seed è un progetto declinato nella scomparsa dell'agrobiodiversità, nel tema della colonizzazione, migrazione e successiva perdita di una memoria culturale. Seguendo le motivazioni della Giuria, l’opera è stata premiata “perché connette la perdita personale della conoscenza ancestrale ed eredità culturale alla cancellazione strategica di antiche conoscenze e modi di vivere, in un suggestivo commento sulle conseguenze della perdita globale di agrobiodiversità”.
Questo tema viene delineato attraverso il ruolo simbolico dei semi delle patate, presentati oggettivamente per identificare la scomparsa dell’agrobiodiversità, e soggettivamente come espressione dei valori di memoria culturale, tradizione e famiglia.
Tramite il
recupero dei ricordi giovanili del padre, la fotografa ci chiama in causa in un
dialogo orale e visivo sviluppato in un costante innesto del passato nel
presente del racconto. Infatti, l'obiettivo non è solo risanare una
conoscenza culturale, di cui è stato privato un territorio, ma anche manifestare
l'importanza di una presentificazione del passato per poterlo trasmettere,per
mezzo dei nuovi supporti tecnologici, a un futuro che ci appartiene e su
cui dobbiamo agire.
L’innesto
viene realizzato anche nelle strategie di costruzione del progetto, sovrapponendo
la tradizione familiare
e i ricordi del padre nel proprio racconto: la voce dell’uomo
legittima l’audiovisivo, ma solo quest’ultimo è in grado di restituire la potenziale
veridicità delle parole e delle immagini proposte.
Per questo assistiamo a un continuo intreccio delle due voci, una rivolta al passato e l’altra al presente, accompagnate visivamente dall’incontro stilistico del disegno e della fotografia. Mentre la voce del padre racconta di un tempo e di un luogo perduto, la memoria disegna i ricordi della sua infanzia sulle foto realistiche e istantanee realizzate dalla figlia, proponendo un’unione contrastante, ma necessaria, tra il passato e il presente.
Ma se nel passato rievocato dal padre trova spazio
l’agrobiodiversità, la fotografa fa notare come attualmente i semi – delle
patate nel caso specifico – vengano
realizzati in laboratorio per produrre di più, assecondando la spinta alle monocolture di varietà agricole
modificate e clonate.
Tuttavia, clonare non vuol dire mantenere la memoria; e allora come poterla preservare?
Attraverso la sua arte, Isadora Romero ci mostra come poter conservare questa memoria personale e l’agrobiodiversità: la proposta è “The Glitch Potato”. Due foto che raffigurano patate diverse, sullo sfondo di una pioggia di codici, si combinano tra di loro e si integrano ai simboli alfanumerici che scorrono. Ciò che ci viene presentato è una nuova varietà di colore viola, frutto dell’innesto del codice genetico delle patate nei codici binari delle foto.
Per la visual storyteller, questo è un esempio di come si possa mantenere viva la tradizione alla luce di un mercato globale e di una cultura sempre più digitalizzata. Il progetto risulta essere un originale modo di resistenza della memoria nel presente, ma accessibile anche alle generazioni future.
Alessia Magnanimi e Martina Accettola
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