L’eroe e il cattivo nel folklore per ragazzi: un breve viaggio tra due culture
"Tieniti stretti gli amici, ma ancora di più i tuoi nemici". Un proverbio che sentiamo ripetere fin dai tempi più spensierati e fanciulleschi. D'altronde dai proverbi emergono sempre fondi di verità.
I nemici, infatti, sono considerati il motore primario di ogni nostra azione. Lo insegnano persino nelle fiabe quando per ogni attività che vogliamo intraprendere, ci sarà sempre qualche fattore ostile che cercherà di impedircelo. Per questo motivo dobbiamo combattere e conquistare con sudore e sacrificio quello che cerchiamo di ottenere. Competizione, lotta, conquista: sono i valori a cui siamo esposti e che cristallizziamo progressivamente nel nostro immaginario sociale e poi nella modalità con cui ci comunichiamo agli altri. Questi fattori subiscono, però, leggere variazioni in base alla cultura di riferimento nella quale siamo inseriti.
È
possibile rintracciare due tipologie di narrazione fumettistica e
audiovisiva nella cultura pop contemporanea: i Manga e gli Anime giapponesi
da un lato, i fumetti e i cartoni animati dall’altro lato (tradizione anglosassone). I due universi si propongono di intrattenere
un pubblico perlopiù giovane, proponendo
insegnamenti e promuovendo scale valoriali che si differenziano tra loro; nella
fattispecie, nella trattazione del concetto di nemico, e, di conseguenza, del
concetto di giusto e sbagliato, bene e male.
La
cultura fumettistica per ragazzi è una magnifica occasione d’insegnamento e di
manipolazione per la creazione della propria identità, costituendo un
grandioso bacino colmo di scenari finalizzati all’esposizione
e alla divulgazione di numerosi concetti:
dall’intrattenimento si arriva in questo modo a una
componente pedagogica in grado di partecipare alla progressiva creazione del
Sé. Da un lato abbiamo quindi i fumetti e i cartoni animati del versante
occidentale, in cui
- la dicotomia tra eroe e cattivo è rappresentata attraverso confini invalicabili;
- gli uomini combattono vestiti di mantelli, fisici eccezionali e super poteri;
- le occasioni per un’analisi introspettiva vengono puntualmente sostituite da una storia d’azione frenetica che vede la sua conclusione una volta sconfitto il nemico.
Sul
versante nipponico, invece, il
panorama si delinea attraverso sfumature meno precise e volte a un’analisi tendente al particolare: le storie
vengono così integrate da monologhi, riflessioni e silenzi. Ai cattivi
viene data la possibilità di uscire dai panni della figura antagonistica,
ottenendo la presa del turno di parola: possono quindi avere l’occasione di
esprimere le motivazioni del loro operato, permettendo al lettore/spettatore di
empatizzare con i personaggi e con le rispettive storie. Ci si ritrova
in questo modo davanti ad un’impasse
morale: non esiste più un buono e un
cattivo, è quindi assente una disposizione a rendere più o meno colpevole
qualcuno.
Come sosteneva Umberto Eco, un Nemico è il motore delle nostre azioni, un ostacolo che ci permette di misurarci con le nostre capacità, che ci impone di combattere con quelle che sono le nostre ambizioni, al fine di conquistarle: al fine di giungere a una identità individuale. Ma l’identità, come spiega Ugo Volli, è soprattutto collettiva. Necessita quindi un’integrazione valoriale improntata sulla contrattazione comunicativa, emotiva e collaborativa.
Per
questo motivo anche le storie per ragazzi diventano eccezionali
occasioni per la propagazione di tali
concetti e, come si è visto, possono animare intere differenze sociali tra le
diverse culture.
Alice Morelli
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