Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

"La Sangre Es Una Semilla" di Isadora Romero. Quando dal sangue gettato germoglia la resistenza

La Sangre Es Una Semilla è l’opera vincitrice del World Press Photo Contest 2022. Con una serie di foto e video, la reporter Isadora Romero affronta i temi del colonialismo e della migrazione forzata attraverso gli occhi dei membri della propria famiglia colombiana. 

Il progetto è una testimonianza consegnata alle voci della fotografa e del padre, il quale ricorda la sua infanzia nell’azienda agricola dei parenti. Il narratore racconta di quando, a 8 anni, imparò a riconoscere le piante, nonché a scoprirne la funzione, e di quando, una volta trasmessa la conoscenza della pratica di coltivazione, riuscì a creare nuove specie di patate. 

Il nonno e la bisnonna di Isadora erano considerati “custodi di semi”: coltivavano con sacra cura numerose varietà di tuberi, oggi quasi tutti estinti. Infatti, col tempo, la spinta della monocoltura portò al declino dell’agrobiodiversità.

Raccontare è una forma di resistenza all’oppressione di un progresso coloniale che distrugge l’alterità e la costringe al silenzio. Per questo, l’intento della fotografa è far rivivere la memoria del popolo paterno contro la falsità di una cultura dominante, la quale intende annullare le sapienti conoscenze di un’altra. 

Il video si apre e si chiude con due scene emblematiche: la prima simula la sovrapposizione digitale di codici genetici al processo di germinazione dei semi sul cotone; la seconda mostra un ragazzo colombiano che richiama gli uccelli nel mezzo della foresta. Queste scene evocano rispettivamente: il dominio del progresso sulla diversità in natura; il ritorno alla dimensione spontanea della narrazione, caratterizzata da un’interazione con l’Altro, lontana dai codici violenti del profitto.

Come affermato da Jan Assman in La memoria culturale la memoria vive e si mantiene nella comunicazione, se questa si interrompe la conseguenza è l’oblio. Infatti, nel corto, da una parte c’è il cane nero, ovvero l’incubo del progresso che blocca il ritorno del padre alle sue origini, un uomo“dai costumi disonorevoli e conoscenze invalide”; dall’altra c’è la cultura del sangue e dei semi, quella delle antiche sapienze

Secondo Romero: “i semi conservano la memoria culturale”. La loro coltivazione è consegnata a un’epoca tanto distante da sembrare appartenente a temporalità fantastiche. Tuttavia, dal video emerge la denuncia dell’autrice: nulla di finto, perché i depositari delle sacre conoscenze vivono attraverso la testimonianza.

Ciò che la società del progresso intende fare è soffocare l’identità dell’Altro, annullarla, violare i modi della sua esistenza per affermare i propri. Nella smania del profitto, Romero sostiene che “il falso progresso” ha causato una perdita di biodiversità. La colonizzazione-parassita ha assorbito energie vitali dall’albero genealogico dei “guardiani di semi”, patrimonio culturale ormai caduto nell’oblio, per sostituire conoscenze ancestrali a cloni e umanità a tecnologieCosì, il ritorno alla comunicazione è l’unica arma per resistere. Le tradizioni devono avere eco ai giorni nostri, per ricordarci che la diversità esiste e ci permette di non ridurci in serie e senza memoria.

Alessandra Pelliccia e Veronica Zanella

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