"La Sangre Es Una Semilla" di Isadora Romero. Quando dal sangue gettato germoglia la resistenza
La Sangre Es Una Semilla è l’opera vincitrice del World Press Photo Contest 2022. Con una serie di foto e video, la reporter Isadora Romero affronta i temi del colonialismo e della migrazione forzata attraverso gli occhi dei membri della propria famiglia colombiana.
Il progetto è una testimonianza consegnata alle voci
della fotografa e del padre, il quale ricorda la sua infanzia nell’azienda
agricola dei parenti. Il narratore racconta di quando, a 8 anni, imparò a
riconoscere le piante, nonché a scoprirne la funzione, e di quando, una volta trasmessa la conoscenza
della pratica di coltivazione, riuscì a creare nuove specie di patate.
Il nonno e la bisnonna di Isadora erano
considerati “custodi di semi”: coltivavano con sacra cura numerose varietà di
tuberi, oggi quasi tutti estinti. Infatti, col tempo, la spinta della monocoltura
portò al declino dell’agrobiodiversità.
Raccontare è una forma di resistenza all’oppressione
di un progresso coloniale che distrugge l’alterità e la costringe al silenzio.
Per questo, l’intento della fotografa è far rivivere la memoria del
popolo paterno contro la falsità di una cultura dominante, la quale intende
annullare le sapienti conoscenze di un’altra.
Il video si apre e si chiude con due
scene emblematiche: la prima simula la sovrapposizione digitale di codici
genetici al processo di germinazione dei semi sul cotone; la seconda mostra un
ragazzo colombiano che richiama gli uccelli nel mezzo della foresta. Queste scene evocano
rispettivamente: il dominio del progresso sulla diversità in natura; il ritorno
alla dimensione spontanea della narrazione, caratterizzata da
un’interazione con l’Altro, lontana dai codici violenti del profitto.
Come
affermato da Jan Assman in La memoria culturale “la memoria vive e si mantiene nella
comunicazione, se questa si interrompe la conseguenza è l’oblio”. Infatti, nel corto, da una parte c’è il cane nero,
ovvero l’incubo del progresso che blocca il ritorno del padre alle sue origini, un uomo“dai costumi
disonorevoli e conoscenze invalide”; dall’altra c’è la cultura del sangue e dei semi,
quella delle antiche sapienze.
Secondo Romero: “i semi conservano la memoria
culturale”. La loro coltivazione è
consegnata a un’epoca tanto distante da sembrare appartenente a temporalità
fantastiche. Tuttavia, dal video emerge la denuncia dell’autrice: nulla di finto,
perché i depositari delle sacre conoscenze vivono attraverso la testimonianza.
Ciò che la società del progresso intende
fare è soffocare l’identità dell’Altro, annullarla, violare i modi della sua
esistenza per affermare i propri. Nella smania del profitto, Romero sostiene
che “il falso progresso” ha causato una perdita di biodiversità. La colonizzazione-parassita ha
assorbito energie vitali dall’albero genealogico dei “guardiani di semi”, patrimonio culturale ormai caduto
nell’oblio, per sostituire conoscenze ancestrali a cloni e umanità a tecnologie. Così, il ritorno alla comunicazione
è l’unica arma per resistere. Le tradizioni devono avere eco ai giorni
nostri, per ricordarci che la diversità esiste e ci permette di non ridurci in
serie e senza memoria.
Alessandra Pelliccia e Veronica Zanella
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