Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

La memoria es un lugar inexacto: Isadora Romero e la sua arte come strumento di resistenza

Isadora Romero è una fotografa e visual storyteller ecuadoriana che si occupa di cultura, identità, genere e questioni ambientali. L’artista, con il suo progetto Blood is a Seed, ha vinto il World Press Photo 2022 nella categoria “Open Format Award”. In questo audiovisivo, Romero parte dalla sua esperienza personale e si interroga sulle migrazioni forzate, sul razzismo, sulla colonizzazione e sulla conseguente perdita della conoscenza ancestrale del territorio.

L’intero video si basa sul parallelismo tra piante e persone e racconta l’incrocio di due storie: le radici della terra, le radici di un popolo. Le voci narranti sono quelle dell’artista e di suo padre, emigrato dalla Colombia nel 1981 per sfuggire alla violenza di quegli anni. Insieme, ritornano al villaggio d’origine per ripercorrere i ricordi legati al luogo e ai loro antenati. Isadora spera così di riuscire a far luce sul proprio passato ed esplorare la memoria delle terre e delle coltivazioni, cancellata dal diffondersi delle monocolture che hanno causato il declino dell’agrobiodiversità. Durante il viaggio scoprirà che i suoi nonni ricoprivano il ruolo sacro di “guardiani dei semi”, ed erano coltivatori e inventori di diverse varietà di patate, oggi quasi del tutto scomparse.

Il luogo fisico, che dovrebbe dare prova concreta di quei racconti, è in realtà “un luogo immaginario” e rimane vivo solo nella memoria di chi lo ha vissuto; ma la memoria è un luogo inesatto e i ricordi del padre dell’artista sono sfocati. Così come a livello espressivo diventa sfocata la fotografia del posto in cui il padre e il nonno di Isadora passeggiavano distinguendo le piante, i loro nomi e i diversi benefici.
Come afferma
Iain Chambers in Paesaggi Migratori:Di fronte alla perdita di radici e al conseguente indebolimento della grammatica dell’‘autenticità’, ci trasferiamo in un paesaggio più vasto. Il nostro senso di appartenenza, la nostra lingua e i miti che ci portiamo dentro rimangono, ma non più come ‘origini’ o segni di ‘autenticità’ capaci di garantire un senso alla nostra vita. Permangono come tracce, voci,memorie e mormorii mescolati ad altre storie, ad altri episodi, ad altri incontri”.

Questo lavoro multimediale si presenta come punto di convergenza di diverse dimensioni, innesto di punti di vista: coltura e cultura, presente e passato, individuale e globale. Ibridazioni visibili anche nella sostanza espressiva del progetto, in cui i tratti di matita si sovrappongono alle immagini: da un lato, Isadora utilizza la fotografia digitale; dall’altro, il padre usa la tecnica del disegno e del racconto orale.

L’artista inserisce i codici genetici delle patate nei codici binari delle fotografie e il risultato è “la patata glitch”, una nuova specie, non commestibile, una “patata narrata che rappresenta la memoria sospesa”.

La colonizzazione agisce come il cane nero nel sogno del padre di Isadora: gli impedisce di tornare a casa e cancella le tracce, sradica le radici, affievolisce le voci. In questo contesto, l’arte si presenta come archivio immutabile, strumento di resistenza che permette ai semi della memoria di germogliare di nuovo.

Simona Papa e Alice Usala

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