La cultura come vittima di guerra: "The Cinema of Kabul"
Da sempre, le guerre non implicano solo conquiste territoriali e devastazioni, ma anche l’annientamento della cultura e dei simboli di un Paese. Nell’agosto 2021 i talebani dell’Afghanistan entrarono a Kabul occupando la città. Tale presa di potere ha stravolto la vita dei civili che si sono visti negare tanti diritti e tante libertà, soprattutto le donne. Inoltre, molte censure sono state rivolte alla stampa e all’arte, favorendo il divieto di musica e film.
Come tanti cinema, anche l’Ariana di Kabul è stato chiuso. Attivo dal 1963, era una delle sale più antiche della capitale e oggi i dipendenti si trovano in una sorta di limbo, in attesa di capire se potranno riaprire al pubblico. Il governo, oltretutto, ha consentito solo ai dipendenti maschi di lavorare nella struttura, mentre alla regista Asita Ferdous è stato negato l’ingresso.
Il giornalista Bram Janssen,con la sua foto The Cinema of Kabul, ha evidenziato come l’arte e la cultura di un Paese siano anch’esse vittime della guerra, mettendo in luce,
nello specifico, l’attuale condizione precaria della cinematografia afghana.
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