Glitch, patate elettroniche, ricordi e radici: gli ingredienti vincitori del World Press Photo 2022
Blood is a seed dell'autrice Isadora Romero è il vincitore della prima edizione dell’Open Format Award di World Press Photo, una nuova categoria che raccoglie le diverse tipologie di produzioni multimediali e premia gli artisti che lavorano attraverso la manipolazione e l’ibridazione dell’immagine.
L’autrice utilizza il pretesto del viaggio alla
scoperta del paese natale del padre per una riflessione sulla globalizzazione,
la perdita dell’identità e l’inefficienza della memoria.
Il progetto nel suo complesso è composto da una voce
narrante che, percorrendo l’intera storia, accompagna lo spettatore lungo un
viaggio fatto di foto, video e ricostruzioni figurative.
Gli argomenti trattati possono sembrare molto distanti e a volte discordanti fra di loro ma servono a sottolineare questi contenuti: glitch, patate, ricordi e radici sono infatti alcune delle parole e delle immagini più ricorrenti all’interno del corto.
L’opera risulta molto complessa a una prima visione:l’autrice cerca di
raccontare la storia lasciata in eredità dalla sua famiglia
soffermandosi sui ricordi trasfigurati dalla memoria e dagli elementi perduti nel tempo.In questo modo il glitch diventa la metafora della natura delicata e
deperibile della mente umana nei confronti dei propri ricordi.
L’alienazione della protagonista viene ancora ampliata dalla scoperta dell'estinzione del patrimonio del nonno, ovvero una selezione di patate create personalmente da lui.La scomparsa della biodiversità, la migrazione e l'allontanamento dalle proprie radici si rivedono nel materiale video, un insieme di fotografie digitali e su pellicola di vari periodi storici sulle quali l’autrice disegna, cancella e scrive di proprio pugno, a volte stravolgendo il senso a volte integrandolo e ampliandolo.
Racconta di una memoria sospesa, che resiste tacitamente nelle nostre coscienze. Una memoria che torna a vivere attraverso le storie e i racconti. Termina con la creazione della “papa glitch”: una patata ricostruita attraverso sequenze genetiche e codici binari intangibili; un tributo incommestibile al passato e alle varie forme di resistenza culturale. Un oggetto manifesto che si impone come un grido d’aiuto nei confronti delle coscienze dormienti di ognuno.
La diversità culturale, le radici, le rispettive storie personali sono qualità sopite e temporaneamente trascurate che attendono solo di essere risvegliate. Rappresentano la bellezza sedimentata nella differenziazione di ciascuno. L’autrice, con voce timida e talvolta sconsolata, sussurra e scuote lo spettatore incentivandolo a riprendere contatto con le sue origini, il suo sangue e i semi sparsi dai suoi antenati.
Cosa succede quando vogliamo raggiungere qualcosa che non esiste più? Quando un oggetto di valore si perde o deperisce, il soggetto della storia cerca di sostituirlo per poter continuare a perseguire il suo scopo. Fermarsi alla ricerca in una missione impossibile bloccherebbe ogni tipologia di racconto. L’autrice al contrario riesce a proseguire il proprio viaggio ricreando l’oggetto perduto attraverso un testo che manifesta l’assenza del presente con le immagini del passato.
In questo modo un passato puramente narrativo può aiutare la creazione di un'identità familiare e può essere utilizzato per avvicinare generazioni e persone diverse al luogo di origine della famiglia Romero. Le storie tramandate diventano un mezzo utile alla rievocazione di un passato rimasto a lungo sospeso nella sua fantastica atemporalità.
Riccardo Marchettini e Alice Morelli
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