Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

Identità e linguaggio: neutri ma non neutrali

Dovremmo accogliere le novità? Anche quelle che ci disorientano? Chi non condivide le nostre stesse idee contamina la nostra identità?

L’identità è fatta di diversi elementi in cui tendiamo a riconoscerci, in quanto singoli, in quanto gruppo. La parola stessa “identità” viene dal latino idem, cioè medesimo, essere identico.Essere identici a chi?
Uno degli elementi che definisce la nostra identità è sicuramente la lingua. La lingua, desiderata immutabile da alcuni, è in realtà in continuo cambiamento, è specchio di un popolo, di una nazione, di un gruppo più o meno ristretto, ma anche di una singola identità. Così come afferma Marcela Serrano in Dieci Donne: “E il linguaggio: al tempo stesso maledetto e benedetto, che non riposa mai, che smaschera ogni cosa, che ti colloca in uno spazio preciso del mondo, che ti attribuisce un’identità, ma che ti mette anche a nudo”.

In uno spazio urbano sempre più globale in cui le categorie binarie si spezzano, il soggetto è polisemico e l’identità è fluida. In uno spazio digitale che offre un’infinita quantità di stimoli, si cercano attraverso il linguaggio nuovi modi per rendersi visibili.
Sono ormai numerose le alternative proposte per rivolgersi a un pubblico eterogeneo, si cerca di andare oltre il linguaggio binario: la “x”, l’asterisco (*), lo schwa (ə), la “u”. Simboli, lettere, che se usati da qualcuno, soprattutto sui social, possono diventare pretesto di commenti provocatori.
Molto spesso capita di leggere, anche sui gruppi di studenti universitari: “Finalmente uno che scrive ‘qualcuno’ senza asterisco”, oppure, “Ma perché ‘qualcun*’, ‘qualcuno’ non andava bene?”.

Come scrive Umberto Eco in un articolo del 2011, da sempre il diverso viene trasformato in nemico e avere un nemico è importante, non solo per definire la propria identità, ma anche per misurare il proprio sistema di valori. La nostra identità si forma inevitabilmente per addizioni e sottrazioni, quindi, affermare che siamo tutti uguali è rischioso. Siamo tutti diversi perché le identità non funzionano per regolarità. È proprio la ricerca dell’omogeneità che porta alla creazione di uno scarto, alla costruzione di un’opposizione noi/loro, dentro/fuori. Ecco perché dovremmo parlare di una pluralità di identità e non di una singola identità.

I cambiamenti spaventano, disorientano, mettono in discussione un sistema di valori e per questo sono mostruosi. Afferma Jacques Derrida in un'intervista del 1990: “Un mostro è ciò che appare per la prima volta […]. Un mostro è una specie per la quale non abbiamo ancora un nome, il che non significa che la specie sia anormale […]. Il futuro è necessariamente mostruoso, un futuro che non fosse mostruoso non sarebbe un futuro, sarebbe solo un domani prevedibile”.

L’alterità è solo un punto di vista, non esiste “l’altro” assoluto: i criteri di appartenenza a un gruppo non sono prestabiliti, ma vengono ridefiniti di volta in volta. È questa la prospettiva che dovremmo acquisire, una prospettiva variabile e non stabile. Con le parole di Arjun Appadurai sappiamo che “il tratto più prezioso del concetto di cultura è il concetto di differenza.

Simona Papa 

Commenti

Post popolari in questo blog

Cristo si è fermato a Beirut: la capitale libanese distrutta dalle fiamme, nella scatto di Lorenzo Tugnoli

Ali e mari di cura e speranza. Sulla foto "The first embrace" di Mads Nissen

Muri imponenti, identità instabili

Vivere il parto: un viaggio interattivo attraverso "Birth in the 21st Century"

What is truly Scandinavian? Difesa di uno spot tra identità e luoghi