Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

"Ukraine: Grey Zone" tra fruibilità e immersione: uno sguardo semiotico

Tra i finalisti del 2021 Digital Storytelling Contest della World Press Photo figura anche Ukraine: Grey Zone, realizzato dal giornalista multimediale lituano Benas Gerdziunas.

Il progetto si concentra principalmente sulla zona di Zolote, divisa in due dalla linea del fronte che serpeggia lungo una ferrovia in disuso. A questa frontiera, quasi fisica e tangibile, se ne aggiunge un’altra ideologica a Donbass, creata dalla disinformazione e dalle notizie discordanti divulgate dai media. L’area, appartenente all’Ucraina, è al contempo contesa dalla Russia: nel 2015 era stata accordata una tregua che prevedeva la ritirata, mai attuata, di entrambe le forze armate. Grigia”, dunque, non solo perché al confine, ma anche perché teorica zona di “disimpegno”. A Zolote chi combatte il separatismo filorusso convive con chi, invece, lo sostiene.

Ukraine: Grey Zone è un’esperienza semi-interattiva. Una premessa – che offre la funzione Skip Intro – fornisce informazioni cronologiche sugli eventi, utili all’utente per apprendere la condizione degli abitanti della zona grigia. È proprio questa condizione che verrà approfondita nel corso del progetto, tramite una tripartizione in capitoli tematici:

  1. Those who live
  2. Those who fight
  3. Those who fought
I protagonisti sono rispettivamente i civili, i combattenti e coloro che, con un passato in trincea, non possono più identificarsi né con gli uni né con gli altri.

Storie emblematiche vengono narrate attraverso foto, didascalie in sovrimpressione e clip audio. La sinergica compresenza di questi linguaggi rende il testo sincretico.

Lo stile in bianco e nero è tipico del fotoreportage ma anche simbolo della zona grigia e dell’assenza di colore nelle vite di chi si trova al confine. Nelle foto si alternano diversi tipi di ocularizzazione. Il concetto di François Jost indica il modo in cui il sapere è fornito al destinatario. In alcune immagini, infatti, avviene un’interpellazione: i soggetti guardano dritto in camera e chiamano in causa lo spettatore. In questi casi l’ocularizzazione è interna; in altri, essa è di tipo zero, in quanto ci si limita a mostrare la scena senza adottare alcun fuoco percettivo.

Le brevi clip audio, suggestive e non informative se non si conoscono le lingue della zona, rafforzano questa percezione di “presenza” agli eventi. Al contempo, le didascalie proposte sia in inglese sia in lituano, in base all’opzione selezionata, svolgono una funzione esplicativa.

La fruizione del contenuto è lineare, ma cambia leggermente a seconda del mezzo tramite cui lo si esperisce:

  • Computer: le foto appaiono a pieno schermo e si susseguono tramite uno scorrimento verso il basso operato dal cursore. Le brevi sinossi dei capitoli e l’anteprima fotografica rimandano al mondo dei videogiochi;
  • Cellulare: talvolta scorrendo ci si sposta su un’altra parte dell'immagine, che per l’orientamento verticale del display non è subito visibile. Le sinossi sono assenti per lasciare spazio al riquadro interattivo.
Nel complesso si genera un effetto di senso immersivo per lo spettatore, che in tal modo si immedesima nella narrazione: la sensazione di incertezza e di attesa viene data dalle ripetizioni di alcune immagini. Ecco, allora, che le citazioni che chiudono i tre capitoli hanno un maggiore impatto emotivo sul fruitore: adesso immagina balli tra bombardamenti, vuole la fine del conflitto e, soprattutto, offre ascolto alle storie di chi combatte.

Alessandra Agate e Vittoria Sibilia

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