L’identità e le sue implicazioni
Identità è sicuramente uno dei termini più ambivalenti, travisati e strumentalizzati del nostro lessico quotidiano. Con questa parola intendiamo un continuum con il singolo e l’universo ai due estremi.
Concepiamo una definizione di identità per insiemi. Pensiamo all’identità come a un atomo. Un nucleo centrale, compreso fra le orbite intersecanti dei suoi elettroni. Partiamo dal nucleo. Questo è il nocciolo duro e puro, che ci rende unici. È completamente diverso e opposto alle orbite dei suoi elettroni. Queste sono identità: nazionale, etnica, linguistica, culturale, religiosa, politica, di genere, di ceto, di classe sociale, professionale e così via. Il loro carattere intersecante forma l’identità universale che ci rende uguali agli altri. Almeno non estranei.
Secondo Atlante Cultura della Treccani, scegliendo il modello dell’atomo “approderemo ad una concezione laica, dinamica ed aperta: esattamente come l’atomo che non potrebbe essere senza i suoi elettroni (con le loro orbite intersecanti), così la nostra identità più personale non potrebbe essere se non in relazione con le (nostre) altre identità più universali”.
È fondamentale tenere a mente l’interdipendenza tra i vari gradi di identità. Così come non possiamo definire atomo in mancanza di nucleo o orbite intersecanti di elettroni, non possiamo definire identità senza identità individuale o identità universale. Se identità universale risulta troppo astratto come concetto basta pensare a una singola orbita. Ad esempio, quella dell’identità nazionale. Così come risulta difficile definire una nazione in mancanza di individui, non sarà facile per un individuo definirsi in mancanza di una nazione (vedi questione palestinese).
Insomma, come consiglia Gian Paolo Caprettini a proposito ditraduzioni culturali, “proviamo a credere che la nostra identità dipenda dal tipo di traduzioni che siamo in grado di compiere, dalle capacità che abbiamo di farle capire agli altri. Nella simmetria di ogni scambio umano ma anche nell’asimmetria di nuovi orizzonti da comprendere e di fraintendimenti da superare”.
Attenzione. Concepiamo un’altra definizione di identità per insiemi. Pensiamo all’identità come a un nucleo centrale compreso da una serie di anelli fra loro concentrici. Scegliendo questo modello, per sua natura gerarchico, potremmo approdare a due concezioni totalitarie: “O a quella della supremazia dell’identità universale a discapito di quelle particolari, o a quella della supremazia dell’identità particolare (o meglio, di una identità particolare) a discapito dell’universalità”.
Dalla prima concezione di identità ci mette in guardia Ugo Volli. Secondo Volli, da qualche tempo, l’identità è emersa come uno strano nemico della cultura europea. Questo va a vantaggio di chi vende, “dell’omologazione globalizzante e della grande burocratizzazione prodotta dall’informatica”. A discapito nostro che compriamo.
Dalla seconda concezione di identità ci mette in guardia Umberto Eco. Secondo Eco, da tempo immemore, l’identità può ideologicamente essere definita in negativo, in contrapposizione a un nemico (che se non c’è sarà costruito ad hoc). Questo va a vantaggio di stereotipi e pregiudizi. A discapito dell’auspicio di Caprettini.
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