Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

La capacità di sopravvivenza dopo una catastrofe. Il foto-racconto dell’esplosione di Beirut vince al World Press Photo 2021

Ritrae un uomo ferito dall’esplosione del 4 agosto 2020 nel porto di Beirut, in Libano, la foto vincitrice al World Press Photo 2021 nella categoria “Spot News, Storie”. Lo scatto è del lughese Lorenzo Tugnoli, già premio Pulitzer nel 2019, e fa parte del servizio fotografico effettuato a Beirut, dove Tugnoli attualmente vive.

L’unica figura umana è al centro dell’immagine; sullo sfondo un deserto di macerie e un cielo coperto dal fumo dell’esplosione. La terra è spoglia e rovinata come la pelle dell’uomo è nuda e ferita. Eppure, il soggetto della foto esprime al contempo forza e fragilità. Il corpo è piegato verso sinistra, nella stessa direzione della coltre di fumo che si propaga da destra, dove si stringe la strada e da cui sembra provenire l’epicentro della catastrofe. Questo dona una dinamicità particolare allo scatto, come se avesse colto un momento di sospensione appena dopo la detonazione, in cui tutto è stato spazzato via e l’unico elemento verticale rimasto è il torso ferito di un uomo che è in piedi, sopravvissuto. Le palpebre sono abbassate e la bocca socchiusa, il capo è reclinato verso sinistra, in un piegamento che pare dovuto all’energia violenta appena rilasciata.

L’organizzazione plastica e cromatica della fotografia gioca su alcuni contrasti.  Il colore è prevalentemente freddo ma una fonte di luce calda proviene dal lato opposto a quello dell’esplosione e illumina pochi punti tra cui una metà del corpo dell’uomo. L’orizzontalità, invece, come i colori freddi, si lega alla devastazione e alla morte, mentre la verticalità, come la luce calda, alla sopravvivenza. Anche il vuoto della strada si contrappone alla pienezza e alla plasticità del corpo umano ricurvo. A rimarcare il momento di estrema umanità e sofferenza vi è inoltre il tatuaggio sul braccio dell’uomo in cui si intravede il volto, anch’esso inclinato, di un Cristo con la corona di spine.

Ludovica Giannetti

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