Il nemico esiste o siamo noi?
Avere un nemico, in questo mondo, sembra essere una condizione di necessità.
Come suggerisce anche Umberto Eco in un suo saggio: “un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostri sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro. Pertanto, quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo”.
Basti pensare alla struttura delle fiabe che tutti
conosciamo e, per esempio, alle analisi, a tal proposito, di Vladimir J. Propp
e di Algirdas J. Greimas: l’antagonista (o opponente) è un ruolo sempre
presente e senza di esso, forse, l’eroe non riuscirebbe a realizzare il proprio
programma narrativo. In fondo, una storia senza un “cattivo” non sarebbe neanche
una storia interessante.
Ma chi è, davvero, il nostro nemico?
A volte è qualcuno, a volte è un’intera categoria, a volte è
un limite e in alcuni casi è uno strumento per dirigerci verso qualcosa. Molto
spesso a diventare il nemico è ciò che è diverso da noi. Il perché è molto
semplice: ciò che è diverso è immediatamente riconoscibile ai nostri occhi, come
lo erano gli ebrei, gli antifascisti, e lo sono oggi gli immigrati. Soprattutto
ciò che è diverso non lo conosciamo fino in fondo e il dubbio, anche se un
granello minuscolo, ci spaventa. Ed è proprio in quel piccolo spiraglio aperto dalle
nostre paure e dall’incertezza che si insidia la possibilità di farci condizionare.
Secondo Eco i nemici costruiti, tuttavia, non sono
quelli realmente minacciosi ma coloro che qualcuno ha interesse a farci
apparire come tali. Individuare un nemico infatti esalta la nostra identità
di popolo, ci rende più uniti e anche più manovrabili. L’odio ci avvicina e
allontana chi è diverso. Ma se nemico e identità sono termini che
vanno a braccetto c’è anche chi sostiene che il nuovo nemico della cultura
europea sia proprio l’identità stessa: soprattutto quella collettiva. Un’idea
messa in crisi dal consumismo e dalle multinazionali che influenzano i nostri
stili di vita, le nostre preferenze e ci vendono identità omologate.
Oggi, con Internet e con i social network, poi, si parla
tanto di “cyberbullismo”. È sempre più facile individuare un nemico e la
rete è come una vetrina, e in questa vetrina selezionare contro chi scagliarci
è un’azione a portata di click. Tutti ci sentiamo persuasi dalla possibilità di
mostrare avversione e credere di odiare qualcuno ci nasconde dalle nostre
insicurezze.
Quindi, in questa spasmodica ricerca di qualcosa da
combattere, siamo sicuri che esista davvero un nemico? La nostra identità così
fragile e conformata ha davvero bisogno di schierarsi da una parte o è solo
un’arma di difesa per non riconoscere le proprie debolezze?
Il nemico siamo forse noi stessi?
Beatrice Amadei
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