Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

Il nemico esiste o siamo noi?

 Avere un nemico, in questo mondo, sembra essere una condizione di necessità.

Come suggerisce anche Umberto Eco in un suo saggio: “un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostri sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro. Pertanto, quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo”.

Basti pensare alla struttura delle fiabe che tutti conosciamo e, per esempio, alle analisi, a tal proposito, di Vladimir J. Propp e di Algirdas J. Greimas: l’antagonista (o opponente) è un ruolo sempre presente e senza di esso, forse, l’eroe non riuscirebbe a realizzare il proprio programma narrativo. In fondo, una storia senza un “cattivo” non sarebbe neanche una storia interessante.

Ma chi è, davvero, il nostro nemico?

A volte è qualcuno, a volte è un’intera categoria, a volte è un limite e in alcuni casi è uno strumento per dirigerci verso qualcosa. Molto spesso a diventare il nemico è ciò che è diverso da noi. Il perché è molto semplice: ciò che è diverso è immediatamente riconoscibile ai nostri occhi, come lo erano gli ebrei, gli antifascisti, e lo sono oggi gli immigrati. Soprattutto ciò che è diverso non lo conosciamo fino in fondo e il dubbio, anche se un granello minuscolo, ci spaventa. Ed è proprio in quel piccolo spiraglio aperto dalle nostre paure e dall’incertezza che si insidia la possibilità di farci condizionare.

Secondo Eco i nemici costruiti, tuttavia, non sono quelli realmente minacciosi ma coloro che qualcuno ha interesse a farci apparire come tali. Individuare un nemico infatti esalta la nostra identità di popolo, ci rende più uniti e anche più manovrabili. L’odio ci avvicina e allontana chi è diverso. Ma se nemico e identità sono termini che vanno a braccetto c’è anche chi sostiene che il nuovo nemico della cultura europea sia proprio l’identità stessa: soprattutto quella collettiva. Un’idea messa in crisi dal consumismo e dalle multinazionali che influenzano i nostri stili di vita, le nostre preferenze e ci vendono identità omologate.

Oggi, con Internet e con i social network, poi, si parla tanto di “cyberbullismo”. È sempre più facile individuare un nemico e la rete è come una vetrina, e in questa vetrina selezionare contro chi scagliarci è un’azione a portata di click. Tutti ci sentiamo persuasi dalla possibilità di mostrare avversione e credere di odiare qualcuno ci nasconde dalle nostre insicurezze.

Quindi, in questa spasmodica ricerca di qualcosa da combattere, siamo sicuri che esista davvero un nemico? La nostra identità così fragile e conformata ha davvero bisogno di schierarsi da una parte o è solo un’arma di difesa per non riconoscere le proprie debolezze?

Il nemico siamo forse noi stessi?

Beatrice Amadei

Commenti

Post popolari in questo blog

Cristo si è fermato a Beirut: la capitale libanese distrutta dalle fiamme, nella scatto di Lorenzo Tugnoli

Ali e mari di cura e speranza. Sulla foto "The first embrace" di Mads Nissen

Muri imponenti, identità instabili

Vivere il parto: un viaggio interattivo attraverso "Birth in the 21st Century"

What is truly Scandinavian? Difesa di uno spot tra identità e luoghi