Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

Di come il linguaggio plasmi cultura e identità delle comunità indigene

Il linguaggio rappresenta forse il modo principale attraverso cui gli uomini pensano e interagiscono tra loro, andando a costituire una componente fondamentale della cultura: costruisce l’identità di una comunità e dei singoli membri al suo interno; consente la costruzione di ciò che è altro, permettendo di definire ulteriormente l’identità degli individui per opposizione, partendo proprio da ciò che non sono.

Secondo l’antropo-linguista Daniel Everett, il linguaggio può essere considerato uno strumento al servizio della cultura.

Se è vero, dunque, che l’identità di un individuo è inevitabilmente connessa alla cultura in cui questa si inserisce, è altrettanto vero che l’identità è definita, seppur in parte, dal linguaggio.

Tali considerazioni trovano prova empirica negli studi condotti da diversi linguisti in merito a svariate comunità indigene.

Lo studio condotto dal linguista Guy Deustcher ha dimostrato come la tribù aborigena Guugu Ymithirr, originaria del Queensland, esprima informazioni spaziali attraverso i punti cardinali: anziché dire “Puoi spostarti alla mia sinistra?”, diranno “Puoi spostarti a ovest?”. L’analisi ha dimostrato come la comunità Ymithirr sviluppi una sorta di bussola interiore sin dai primi anni di età.

Gli individui appartenenti a questa comunità, prosegue lo studio, saranno dunque in grado di orientarsi nello spazio con più semplicità rispetto agli occidentali, sviluppando maggiori capacità di navigazione e di memoria spaziale.

L’esempio della popolazione Ymithirr calza a pennello: le specificità della loro lingua hanno influenzato inevitabilmente lo sviluppo e la cultura della comunità, che basa il suo sostentamento sulla caccia e sulla pesca, due pratiche in cui fini abilità di orientamento e di navigazione possono fare la differenza tra la vita e la morte.

Il secondo studio, ancora svolto da Everett, riguarda la lingua parlata dalla popolazione Pirahã, una tribù indigena localizzata in Amazonia: gli esperimenti condotti dal linguista hanno infatti dimostrato come la lingua parlata dalla comunità sia priva di un sistema numerico.

Sistemi linguistici come quelli presi qui in esame permettono di fare alcune considerazioni: da un lato, una comunità la cui lingua non concepisce una cognizione numerica avrà inevitabilmente una visione dell’individualità – e dunque dell’identità – ben diversa da quella delle società occidentali. L’ossessione per l’identità, cui fa riferimento Ugo Volli, è perciò una caratteristica della cultura occidentale e lascia il posto, in tantissime comunità indigene, a una identità collettiva espressa non solo culturalmente ma, come dimostrato, anche linguisticamente.  

Dall’altro lato vale la pena citare Gian Paolo Caprettini che, in un articolo in riferimento alla cultura straniera, riprende la ricerca di Émile Benveniste secondo cui la lingua rappresenta il sistema simbolico dominante, «capace di condizionare e organizzare qualsiasi istituzione sociale e dunque anche il reticolo delle simbolizzazioni, dei valori condivisi, cioè la cultura». L’autore prosegue affermando che «la stessa esperienza non può avere significato se non incontra una lingua che la sostenga, che le permetta di svilupparsi e di essere successivamente narrata».

Nel caso della tribù Pirahã risulta evidente come l’esperienza di un’identità individuale non ritrovi un riscontro nel suo linguaggio, mentre nel caso della tribù Ymithirr, il suo linguaggio favorisce e anzi intensifica l’esperienza dell’orientamento nello spazio. Le condizioni in cui le due lingue si sviluppano saranno dunque alla base di una formazione di culture e identità differenti.

Paolo Ruta

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