Semio-teca è il blog didattico del Laboratorio (2) di scrittura della Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna. Curato dal docente Antonio Laurino, raccoglie e presenta gli elaborati prodotti dalle studentesse e dagli studenti durante le diverse edizioni del corso, a partire dall'a.a. 2018/2019. I testi che ospita, redatti individualmente o in coppia e oggetto di discussioni critiche collettive, affrontano, da una prospettiva semiotica, temi ed eventi politici, culturali, artistici e mediatici, hanno carattere essenzialmente commentativo e sono rivolti a un pubblico interessato ma non specialista.

Caso Sofagate: incidente diplomatico o questione di identità?

L’incontro istituzionale di Ankara si è trasformato in uno sgarbo diplomatico ribattezzato #Sofagate. All’arrivo dei rappresentanti europei, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha infatti invitato il presidente del Consiglio Charles Michel a prendere posto nell’unica sedia predisposta accanto a sé, lasciando in piedi e visibilmente imbarazzata la presidentessa della Commissione, Ursula von der Leyen; quest’ultima è stata poi fatta accomodare su un divano a diversi metri di distanza dal collega.

Due problemi

L’atto machista perpetrato ha inevitabilmente ricevuto risonanza internazionale e scatenato l’indignazione di tutti gli Stati membri. Il forte valore simbolico del gesto ha messo in luce due diversi problemi: il mancato riconoscimento dei diritti delle donne e la fragilità delle istituzioni europee. Il trattamento turco riservato a von der Leyen non sorprende: negli ultimi anni la Turchia ha attuato politiche nazionalistiche che non lasciano ben sperare sul fronte dei diritti, tra cui l’annuncio del proprio ritiro dalla convenzione di Istanbul. L’opinione pubblica ha aspramente criticato l’indifferenza del presidente del Consiglio Michel di fronte al disagio della collega, una immobilità che riflette le difficoltà europee, ne mina la rappresentanza e l’identità.

Il vero nemico

All’interno della stessa UE, diversi partiti invocano il blocco dei finanziamenti comunitari alla Turchia, arrivando a legittimare i ritardi della sua annessione in ambito europeo.

Come può farne parte se non rispetta i principi fondamentali dell’Unione né i suoi rappresentanti?

Si potrebbe imputare alla sola Turchia tutta la responsabilità della vicenda, ma così facendo ci si dimenticherebbe dell’avallo concesso dai nostri rappresentanti, un silenzio istituzionale che parla del modo in cui vengono trattati i nostri stessi valori. È nell’alterità che si stabilisce la nostra identità, è nello scontro con l’altro che si definisce il proprio sistema valoriale. Secondo Umberto Eco, c’è sempre bisogno di un nemico la cui diversità diventi segno di minacciosità. Nel caso Sofagate sembra che il vero nemico dell’UE sia la stessa UE.

“Nella cultura europea è emerso da qualche tempo un nuovo nemico: l’identità, individuale ma soprattutto collettiva” (Ugo Volli). Nelle immagini dell’incontro, la distanza tra von der Leyen e Michel diviene il simbolo della lontananza da quei principi su cui l’Unione è fondata. Viene meno l’uguaglianza formale e sostanziale, il soffitto di cristallo viene risistemato al suo posto mentre la suddivisione dei ruoli non si fa portavoce di rappresentanza ma di antagonismo, mostrando la fragilità di un sistema istituzionale che fatica a essere e sembrare unito. 

Le identità non sono solo fatti ma anche costruzioni sociali. Ricoeur definiva infatti l’identità come l’insieme di idem e ipse, condizione di continuità e cambiamento in cui è necessario il riferimento a un soggetto collettivo nella propria storia e memoria (Ugo Volli). Proviamo dunque a credere che la nostra identità europea dipenda dal tipo di traduzioni, ossia il modo in cui riadattiamo le informazioni provenienti dall’esterno, e dalla nostra capacità di farle capire agli altri (Gian Paolo Caprettini).

Ilaria Tesconi

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