A ogni lingua la sua cultura
Quanto è importante la conoscenza delle lingue straniere nella nostra vita? Nel mondo odierno, sempre più interconnesso e basato sulla comunicazione, sembra essere un prerequisito fondamentale, ma non per le ragioni a cui siamo soliti pensare legate a successo e carriera.
Lo studio delle lingue straniere:
- arricchisce la
nostra cultura di nuove visioni e nuovi pensieri;
- contribuisce a
renderci aperti alla conoscenza del diverso;
- ci permette di
non vedere più chi è diverso da noi come un nemico;
- combatte la
cultura omologante della globalizzazione;
- crea ricche e variegate identità.
Vediamo il perché…
Viaggi e contatti sono sempre più
frequenti per non dire inevitabili: questo porta a pensare che ci evolveremo al
punto da azzerare le differenze, tutti omologati secondo un’unica grande
cultura globale, perdendo le nostre individualità, come sostenuto da Ugo
Volli in un articolo su identità e omologazione.
Effettivamente, molte persone
viaggiano con la certezza di trovare gli stessi negozi, cibi, comfort a cui sono
abituate, anche a chilometri di distanza da casa. La globalizzazione ha
contribuito alla proliferazione di spostamenti che non costringono a un
contatto con ciò che è diverso rispetto a quanto conosciuto. Gian Paolo
Caprettini ribadisce questo concetto in un articolo in cui si interroga sull’esistenza di una cultura straniera spiegando che spesso facciamo molti viaggi, ma
non siamo interessati alla cultura di quei luoghi, né riusciamo a comprenderla.
Perciò, il risultato non è una cultura globale, ma una chiusura al diverso, a ciò che è differente da noi. Siamo portati inevitabilmente a vedere un nemico in colui che non ci assomiglia, le cui abitudini e usanze risultano strane e incomprensibili. Sono numerosi gli esempi nella storia, come l’antisemitismo o l’accezione del “negro”, raccontati da Umberto Eco in un articolo sull’invenzione del nemico.
Dunque, cosa c’entra tutto ciò con la
conoscenza delle lingue straniere? Non sono altro che la soluzione
all’omologazione causata dalla globalizzazione, che genera a sua volta incomprensioni
e conflitti culturali.
Attraverso lo studio delle lingue
diventa più facile e immediato comprendere e accettare l’altro: il primo
passaggio utile per non alzare una barriera davanti a ciò che non conosciamo è
iniziare a conoscerlo, proprio a partire dalla lingua. A riprova di ciò, il
glottologo Émile Benveniste sostiene che la lingua fornisca molte delle chiavi
interpretative degli elementi della società e che lo studio del linguaggio aiuti
a capire meglio il pensiero di chi parla e di conseguenza la cultura
sottostante a esso.
Il semiologo Jurij Lotman immagina la cultura stessa come un organismo vivente, che chiama semiosfera, il quale traduce continuamente ciò che vi è al di fuori al punto che diventa difficile stabilire limiti e differenze. Tutto si influenza e si arricchisce in uno scambio cooperativo continuo, prendendo spunto proprio dal fenomeno di traduzione delle lingue.
Per concludere, la conoscenza di più lingue straniere è fondamentale per il benessere sociale, ma soprattutto per la formazione di un’identità ricca e variegata, poiché come afferma Caprettini: “la nostra identità dipende dal tipo di traduzioni che siamo in grado di compiere”.
Lucia Biffi
Concordo pienamente complimenti per l'articolo!
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